Fendi
La sfilata di Fendi per la p/e 2017 è animata da una colonna sonora a tratti disturbante, opera della insta-star Michel Gaubert. La collezione concepita da Karl Lagerfeld con Silvia Fendi è altrettanto dissonante. Le modelle incarnano una moderna musa rococò. Moderna perché gli stilemi del barocco sono distrutti e ricostruiti secondo una chiave inusuale. Le fantasie floreali, una versione monodimensionale del broccato, sono in fil coupé sovrapposto a stampa e jacquard, chiaro esempio del savoir faire in casa Fendi. La sovrapposizione è scelta d’elezione anche nella distribuzione dei volumi. Ossessivamente ritornano il grembiule a copertura di pantaloni e le grandi tasche applicate ad enfatizzare il punto vita, strizzatissimo. Nella collezione appare una evidente dicotomia tra il desiderio di elevazione e di poesia e la concretezza del presente. Le calzature di ispirazione ginnica, dai colori pop, ancorano ogni uscita alla modernità. A tradurla in tempi verbali questa sfilata assomiglia ad un “passato posteriore”: una proiezione nel futuro di quel che è stato.
Prada
Che piaccia oppure no, Prada è stata la ragione per cui valeva la pena essere a Milano durante la settimana della moda. La capacità della Signora Miuccia di assestare il suo colpo da maestro ha sofferto, nelle ultime stagioni, parecchi alti e bassi. La collezione per la p/e 2017 sceglie la via del ritorno alle radici, ovvero a tutti quei codici che hanno fatto del marchio un successo senza eguali negli anni ’80 e ’90. Ricostruire l’identità del marchio partendo da quello che lei stessa è stata capace di raccontare non è affare semplice. Eppure oggi più che mai è importante puntare sull’eleganza riconoscibile, i fatturati lo dimostrano. In questa collezione troviamo tutto: le stampe anni ’60, i sandali bassi in plastica, l’uso delle piume (che, come la pelliccia, è ossessione/negazione per Miuccia), il nylon, la lingerie portata sopra a tuniche e camiciole, le incrostazioni in vera plastica. All’interno dello spazio industriale e scostante, distratto dalla proiezione del cortometraggio di David O. Russell, il pubblico osserva gli abiti dai colori pastello prendere vita e rubare ugualmente la scena. Quando un messaggio sembrava non esserci, ecco la sorpresa: Miuccia Prada è stata pioniera di novità e oggi le ripercorre con coerenza ed eleganza. Come una vera maestra.
Moschino
Jeremy Scott è un funambolo. Uno di quei designer che la moda ha deciso di prenderla con ironia. Le bambole di carta, ultima ossessione in ordine cronologico, sono il tema della p/e 2017 per Moschino. L’utilizzo smodato e insistente del tromp l’oeuil rende l’ispirazione in modo puntuale, impeccabile. Quel che sembra non è quel che è. Visivamente il risultato è parecchio impressionante, la capacità di dare forma e corpo ad abiti essenzialmente 2D non è per tutti. È sufficiente osservare il retro di un abito vecchia Hollywood per accorgersi che è in realtà una tunica bianca, un paio di hot pants e calze a rete da vicino per scoprire che si tratta di leggings. Un famoso table-game degli anni ’90 si chiamava Gira la moda ed era parecchio divertente. Ecco in cosa riesce Jeremy Scott: divertirsi parecchio e giocare, con ironia, senza prendersi mai troppo sul serio.
Pushed by Martino Carrera