Bottega Veneta
L’occasione è importante: Bottega Veneta festeggia i suoi 50 anni e Tomas Maier 15 alla direzione creativa. Tutti i presupposti per un grande show, che in effetti è l’opera in cui riesce il designer per la prossima p/e 2017. I toni sono cupi, fangosi, spenti e tuttavia la collezione brilla di una luce incredibilmente accecante. È un’eleganza allo stesso tempo solita e atipica per il marchio che, senza indugiare nella ricerca di novità a tutti costi e neppure crogiolandosi nella memoria, è capace di raffigurare un’attitudine borghese e décontracté. La vita segnata da cinture, le gonne dalla linea ad A, le giacche che enfatizzano le spalle e ingentiliscono i volumi. Maier non fa ricerca di tendenze ma aspira a proporre una selezione di capi che siano eterni. Lauren Hutton chiude la sfilata fianco a fianco con Gigi Hadid. È il senso della continuità, dell’eleganza che scardina le regole del tempo. È Bottega Veneta.
Antonio Marras
Antonio Marras è uno di quei designer che costruisce le proprie collezioni pensando a tutto. Non si tratta di sfilate ma piuttosto rappresentazioni. A partire dall’invito allo show quel che Marras riesce a fare come pochi altri è pervadere con la sua narrazione l’esperienza del vestirsi. Per la p/e 2017 i tessuti sono fatti a brandelli e ricomposti, nella maniera più assolutista che si possa immaginare. Osservando gli abiti è talvolta difficile distinguere con chiarezza le sovrapposizioni, gli scampoli di tessuto, le forme. Marras confessa di aver preso ispirazione da un vecchio reportage fotografico sulla vita notturna in Mali (Africa occidentale) a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Il riferimento non è affatto scontato e letterale, anzi rappresenta il punto di partenza per approdare ad un guardaroba attualissimo in cui il remix la fa da padrone. Stupisce che, in una stagione nella quale molte maison hanno deciso di snellire gli show, Marras proponga ben 115 uscite. Non passi per mancanza di sintesi, quanto più per la sovrabbondanza ed esuberanza che raccontano dello spessore umano e creativo di questo stilista.
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino è da sempre un creativo che ha percorso il suo cammino, noncurante di quello che succedeva intorno. È anche per questo che il suo successo sopravvive al tempo e alle mode. Senza la presunzione di innovare o di proporre una rivoluzione dello stile ha fatto quello a cui molti sono approdati più recentemente: raccontare attraverso gli abiti la propria personalità. Scervino rispetta e ama le donne, si assume l’onore di renderle sofisticate ed eleganti. Per la p/e 2017 il risultato è una variazione sinfonica sui colori pastello: menta, rosa, azzurro. Trionfano le plissettature e fa il suo debutto il tailleur pantalone dal gusto segnatamente maschile. La proposta di Scervino è quella di un guardaroba a tutto tondo, ben articolata a coprire le diverse occasioni d’uso. Non è affare da poco pensare a questo obiettivo. La moda, del resto, è anzitutto l’arte del vestirsi e sapersi vestire.
Gabriele Colangelo
Gabriele Colangelo fa parte della generazione dei giovani designer. Spesso queste etichette sono sminuenti e, nel caso di Colangelo, è certamente vero. Il suo lavoro è veramente degno di nota. Non solo. Proprio perchè giovane, avere una voce autorevole, trovare il lessico adatto per raccontare la propria identità non è cosa da tutti. La sua collezione per la p/e 2017 prende ispirazione dalle opere di Dianna Molzan e, come nelle tele dell’artista, i tessuti di Colangelo si scompongono e frammentano ripresentandosi in forme diverse dall’originaria. Troviamo bluse in cui strisce di tessuto sono intrecciate a mano, lunghi abiti sottoveste grattati e sfibrati a formare una fantasia floreale. L’attitudine maschile nelle forme e nei volumi è la cifra distintiva del designer che, anche per questa collezione, decide con coerenza di raccontare il proprio corso. La ricerca sui tessuti e il loro trattamento, in questo caso la loro destrutturazione, sono la vera essenza dell’arte della creazione.
Pushed by Martino Carrera