Lucio Vanotti
Lucio Vanotti sfila, primo tra gli ultimi, a chiusura della settimana della moda milanese. Paga immeritatamente questa posizione sul calendario: molti addetti ai lavori, ormai in corsa per raggiungere Parigi, perdono l’opportunità di ammirare questo designer. La collezione per le p/e 2017 è una dimostrazione del calibro di questo stilista che sceglie una strada personalissima e di successo. Untitled n. 1 è la collezione della sottrazione, quasi della privazione: di orpelli, di colori, di forme addirittura. Celebrando un impossibile confronto tra Occidente ed Oriente riesce nell’opera insolita di non cadere nel citazionismo. Piuttosto la pulizia delle linee, l’incedere pacato e a tratti disturbante delle modelle sembra fissare e fermare tempo e spazio. Come in un luogo-non-luogo gli abiti prendono forma sul corpo avvolgendolo, proteggendolo: giacche kimono, abiti camicia, bomber jackets volumizzate si trasformano in ciascuno dei capi che compongono il guardaroba concepito da Vanotti. Ricorrono le ciabatte da camera, ultrapiatte e in vinile, la sacca della spesa che si fa it-bag, le cinture di sicurezza (in gros gran) che segnano la silhouette e strizzano i volumi più ampi. È una collezione che privata praticamente di tutto coinvolge perchè poetica ma vera, pura e cruda.
Ports1961
La collezione di Ports 1961 per la p/e 2017 è il racconto fatto abito dell’estate del direttore creativo Natasa Cagalj. I temi sono diversi eppure ritroviamo un senso di generale coerenza nella proposta. In apertura righe verde polveroso e blu – accostamento che si è visto anche altrove durante questa settimana di sfilate – allungano la silhouette degli spezzati che sono una crasi ben riuscita tra completi pijama e workwear. Interessante poi il lavoro sulla maglieria che indaga forme insolite in cui le spalle si scoprono e i colori si fanno vividi. L’impressione generale della collezione è quella di rilassatezza e comfort, come se le modelle fossero state catapultate sulla passerella di rientro dalle loro vacanze sulle spiagge assolate della Croazia. L’ottima esecuzione dei tagli fa di questa collezione nient’altro che una divagazione psichedelica e invasa di colore di ciò a cui Ports1961 ci ha abituati.
Tod’s
Tod’s non è un marchio di ready-to-wear e tuttavia il business spesso chiama a questo tentativo. Nelle passate stagioni Alessandra Facchinetti aveva dato la sensazione di aver trovato una strada, per se stessa e per il brand. Tuttavia nel gioco delle poltrone che è così attuale oggigiorno, la designer ha lasciato Tod’s ben prima di mettersi al lavoro per questa collezione. Merito del team interno, la presentazione è una variazione sul tema #TimelessIcons ovvero incarna quello che la donna Tod’s indosserebbe. Le immagini di Lauren Hutton, Brigitte Bardot e Bianca Jagger invadono lo spazio della presentazione che ha il sapore di una performance. La celebrazione dei valori di Tod’s finisce per oscurare gli abiti. Ciononostante la p/e 2017 è tutt’altro che priva di contenuti interessanti. L’utilizzo della pelle e dei pellami pregiati – il pitone su tutti – è dimostrazione dell’artigianalità di cui il marchio si fregia. I capi osano forme moderne, tutt’altro che classiche. Icons with a twist.
Pushed by Martino Carrera