Genietto, enfant prodige chiamatelo come volete. Nicolas Jaar è tra le realtà della musica elettronica più interessanti degli ultimi anni. Ventiseienne, compone da quando ne aveva 14 e pubblicò il suo primo lavoro, “The Student”, a 17. Il resto è storia: singoli come “And I say”, “Time for us” sono diventate hit e il suo primo album “Space is only noise” del 2010 un gioiellino di musica di genere.
Jaar sta per tornare in Italia con due date imperdibili il 24 e 25 novembre a Milano (Alcatraz) e Torino (Teatro Concordia), occasioni uniche per ascoltare e “vedere” live il suo deep underground sound.
Prima che dj e compositore Jaar è un melting pot culturale. Nato a New York da Alfredo Jaar, famoso architetto e filmmaker cileno, uno dei maggiori rappresentanti del suo paese alla Biennale di Venezia, e madre francese, parla correttamente spagnolo, francese e inglese; ha vissuto a Santiago del Cile ma si è laureato alla Brown University. La melanconia che pervade la sua musica deriva dal periodo in cui i suoi divorziarono e che segnò la vita privata e artistica di Nicolas, portandolo a tornare in Cile per qualche anno. Vivere all’estero e portare con se’ culture diverse ha influenzato la sua musica come ha dichiarato spesso: “Penso che l’economia di una composizione o di un brano musicale, più che dal luogo geografico dipenda dallo spazio in cui ti trovi. È l’architettura del luogo a modellare i suoni. Uno spazio ti dà confini, colori e senso della profondità, qualità che influiscono sul processo creativo”.
Nei suoi live Jaar non lascia nulla al caso, fondendo arte, moda e musica. Il suo stile è più volte definito “Elettronica concettuale”, un mix di sound e visual performance tanto da essere scelti come istallazioni al MoMA di New York e in altri musei di arte contemporanea.
Pushed by Luisa Lenzi