Come ogni anno questo è il periodo in cui le case di moda ci rivelano le campagne pubblicitarie per la prossima p/e 2017. Sono parte di quel processo di comunicazione che le aziende ci propongono per veicolare l’idea, il racconto che gli abiti riescono solo in parte a trasmettere.
Da Versace, Bruce Weber collabora con Donatella per realizzare una campagna che è fuor di dubbio uno iatus dal sex appeal con cui la maison si è sempre identificata. Come già dicevamo a settembre la virata è sostanziale. Edie Campbell in sella, meglio in piedi su un cavallo. Moderne amazzoni in cui il connubio donna-animale si priva di qualsiasi connotazione sensuale per favorire piuttosto la percezione di movimento, un’attitudine attiva, quasi sportiva.
Le bellezze scelte per la campagna sono, secondo quanto dichiarato dalla stessa Donatella durante una recente intervista per la presentazione del suo libro a Milano, “ragazze con tanta personalità, ragazze che hanno qualcosa da dire”. Donne di oggi con un’attitudine contemporanea, senza negarsi l’indulgenza della femminilità. Una moderna Lady Godiva a cavallo, donna politica, nel senso di pragmatica, questa campagna pubblicitaria mira a sottolineare il nuovo Versace. Riflette appieno la sensibilità di Donatella, troppo a lungo rimasta schiava del passato, che oggi fa da se, con le sue instagirls, le top model di oggi, diverse eppure uguali a quelle di ieri. Con la nota sferzante del nuovo millennio, del nuovo Versace firmato Donatella e Bruce Weber.
Gucci è onirico. Questa campagna stupisce negli scatti ma strabilia nel video. Realizzata a Roma dal fotografo e regista Glen Luchford con la direzione creativa di Alessandro Michele. È tutto giusto, eppure tutto sbagliato. La canzonetta dissonante, l’ambientazione altisonante e una manica di ragazzi über cool che si perdono fra le bellezze di Roma. La fontana di Trevi, teatro di un bagno a mezzanotte, il Parco degli Acquedotti, sfondo ad un picnic. Niente funziona eppure tutto polarizza l’attenzione. La verità è che la giusta giustapposizione consente di vivere un sogno, una realtà onirica nella quale chi guarda vorrebbe poter vivere, in aeternum. Se gli abiti sono mix and match, altrettanto lo è questa campagna che naturalizza una tigre come animale d’appartamento, che riduce la fontana a poco più che divertissement per un gruppo di ragazzi che si dimenano senza sapere dove, senza sapere quando. È l’astrazione temporale e spaziale. È che questa campagna sembra un pezzo di vita vissuta e per questo vera benché surreale, meglio iper-reale.
Glen Luchford e Alessandro Michele ci consegnano le premesse, la soluzione sta negli occhi di guarda, nei filtri che chi osserva vorrà mettere. Da qui scaturisce la dissonanza. Ci si aspetta un crescendo che non c’è perchè non serve; la dimensione del sogno si fa video. Una interprete dimenticata e contemporanea alla Nada dell’Amore Disperato diceva “…i sogni dentro a un video stan..”. Che poi il sogno ognuno al risveglio lo ricorda e arricchisce come meglio crede. Perché in fondo per questo esiste la dimensione onirica: per permetterci di vivere qualcosa di impossibile e al risveglio raccontarlo e quindi ri-viverlo di nuovo in tutte le declinazioni possibili. Per questo il sogno di Gucci è incompleto, tronco, ritmato ma senza acuti. Perché al risveglio dalla visione possa diventare la realtà che vorremmo.
Maria Grazia Chiuri e le donne. Nell’ambito del progetto The Women Behind the Lens fioriscono le prime immagini della campagna Dior per la prossima estate. Donne che fotografano altre donne. Il Capitolo 1 è incarnato dalla coppia di gemelle Ruth e May Comb fotografate da Brigitte Lacombe, famosa per i suoi ritratti intimisti delle celebrities. Niente di più intuibile; che il suo ingresso chez Dior fosse stato una dichiarazione femminista era chiaro fin dal défilé. Le immagini sono in qualche modo – almeno per chi scrive – disturbanti. Nel tentativo di mettere a nudo la fragilità che è potenza e forza vitale della donna, per assunto ontologico, gli scatti ottengono il curioso effetto di avvicinarci alla maison Dior.
Le due top model gemelle, specchio l’una dell’altra e uniche nella loro individualità, sono il singolo che si sdoppia, l’omologazione che si ricava spazio di unicità. Iperbole del contemporaneo e dell’approccio che solo una donna può avere. Maria Grazia Chiuri commenta “la moda… libera dalle categorie stereotipiche di maschile/femminile, giovane/non-più-giovane, ragione/emozione, che finiscono oltretutto per essere aspetti complementari”. Gli scatti in bianco e nero (per lo più) azzerano le differenze, spogliano la costruzione fotografica degli orpelli cromatici, per rivelare come le donne protagoniste, davanti o dietro l’obiettivo, siano le femministe contemporanee, la nuova generazione punk, nuove attrici della rivoluzione. Firmata Dior.
Gioca sul tema della dualità anche la campagna Givenchy per la p/e 2017, pensata da Riccardo Tisci e realizzata dal duo fotografico Mert & Marcus. Lea T. la prima modella transgender, Maria Carla Boscono celebre top model italiana e amica storica di Tisci, Irina Shayk, Vittoria Ceretti. Un cast importante spogliato di divismo, la #GivenchyGang. Un viaggio verso mondi e pianeti lontani alla ricerca dell’impossibile che si fa possibile.
Freedom and Serenity. Love and Serenity. Come in uno scenario post apocalittico, i sopravvissuti cercano la via di fuga in un dialogo continuo tra viaggio reale e viaggio interiore. La composizione degli scatti giustappone il percorso al risultato, i frames della campagna video sono scanditi dal cammino e dall’oggetto della tensione, il colore e il bianco e nero. Una voce narrante incalza l’incedere ritmico, sulla sommità di una duna di sabbia. È una ricerca incessante, ossessiva che si spoglia e si riveste, muove verso un futuro che è anzitutto ricerca di libertà, serenità, amore. È in ultima analisi ricerca di se.
Pushed by Martino Carrera