É il mio ultimo giorno di permanenza a New York, il sole è incerto ma il clima è afoso, a tratti soffocante. Raggiungo una ragazza che ha una storia curiosa da raccontarmi nel quartiere di Nolita. In attesa del suo arrivo mi perdo per le vie del quartiere e mi imbatto nel giardino pubblico di Elizabeth St, un luogo poetico che a tutta prima lascia interdetti e poi affascina. All’interno di questo spazio verde ricavato tra due palazzi sono collocate una serie di statue antiche e oggetti d’altri tempi, quasi fosse un giardino botanico.

Noto un picchetto di alcuni attivisti del quartiere che stanno lottando e raccogliendo firme per la preservazione di questo luogo magico, piccolo polmone verde nel cuore di un quartiere che la gentrification sta trasformando, come succede dappertutto in città.

Io e Valentina Blu ci siamo dati appuntamento al Cafè Gitane, la mattina ricevo un suo sms che mi dice “Ti piace la cucina middle-east?” al quale rispondo, senza esitazione “Ci vediamo al Caffè Gitane?”. Ridiamo. Sembra ci si conosca già.

Valentina è una ragazza appena ventiseienne, vive negli Stati Uniti dal 2011, è venuta qui per inseguire un sogno, quello di fare musica, meglio vivere di musica. «Questa (la musica) è tutta la mia vita» questa parole le ripete spesso durante la nostra chiacchierata davanti ad un piatto di spicy meatballs e salsa allo yogurt.

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Valentina Blu a New York ha trovato una città multiculturale, sperimentale, open-minded

Mi racconta di essersi iscritta al Dams a Roma, nel 2009 ma di aver sentito subito «il bisogno di vivere la musica in prima persona: suonare, scrivere, collaborare, sperimentare mentre l’impostazione del corso di studi eri quasi totalmente teorico» così attende, paziente il meritato turning point. che arriva. L’estate successiva un amico la invita al Umbria Jazz Festival, casualmente tra i partecipanti anche una delegazione del Berklee College of Music di Boston. Senza troppe aspettative sottoscrive la sua iscrizione, vince una borsa di studio e nel giro di pochi mesi parte alla volta degli USA.

Parte con le idee chiare, sa dove vuole arrivare, ancora non sa quale strada la condurrà in quel posto. Da Boston a New York il passo è breve, è di nuovo un’occasione che non può perdere. Valentina conclude i suoi studi al Berklee College e dopo la laurea la Weirdo Workshop (un’etichetta indipendente) la chiama per uno stage nel settore produzione e marketing.

A Boston e sopratutto a New York comincia a conoscere meglio la musica che gli Americani definiscono world, ma, mi dice, «è un’espressione che non mi piace tanto, è molto campanilistica americana, preferisco definirla musica tradizionale» di diverse parti del mondo: il flamenco, la musica popolare del Sud Italia – lei che è italiana di Pistoia – e la tradizione musicale dell’America Latina. «L’ascolto di musica tradizionale di altri paesi mi ha riportato alle radici di un’ispirazione autentica, fondata su una necessità espressiva profonda, quasi di sopravvivenza» e infatti, continua «scrivere per me è un’esperienza catartica; tradurre in musica quello che sento mi permette di comunicare ciò di cui mi voglio liberare».

La sua musica unisce «il mondo organico delle percussioni con la musica elettronica, ma in ambito pop». Ha le idee molto chiare anche quando si tratta di definire il suo lavoro come “melting pop” facendo un gioco di parole. Non c’è timidezza e nemmeno spocchia nelle sue parole piuttosto la trasparenza di chi sa che strada sta percorrendo. La scorsa settimana un annuncio importante per Valentina Blu: vincitrice del John Lennon Songwriting Competition per la categoria World con la canzone Another Sky. La stessa traccia era stata insignita dell’Independent Music Award lo scorso anno.

Questa, come tutta la storia di Valentina, è la dimostrazione che qui, a New York si respira «una libertà creativa che non ho mai incontrato da nessun’altra parte». Poco dopo il nostro incontro Valentina tornerà verso Brooklyn dove vive con il suo compagno, chiodi e martello alla mano per montare i pannelli insonorizzanti nel loro nuovo appartamento nel quartiere di Bushwick. Sta Lavorando, in collaborazione con il produttore e sound designer Fernando Faneyte, al suo primo EP di cinque canzoni e preparandosi al tour che la vedrà impegnata a Maggio e Giugno in città per poi volare a Città del Messico a Settembre.

Nel frattempo sono passate due ore e il tempo sembra non esserci bastato

Come mai valentina BLU, le chiedo?

«è un po’ una storia di autenticità, del rythm ‘n blues, del blu di Yves Klein, un pigmento frutto di estrema ricerca ma anche un fun fact. Quando ho deciso di realizzare il mio sito web e dovevo comprare il mio dominio online ho cercato tramite google valentinablue (come lo scriverebbero gli Americani), beh quel dominio se l’era già accaparrato qualcun altro, una pornostar – ridiamo – e così è scomparsa la E ed è rimasto Valentina Blu».

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Prima di salutarci mi chiede curiosa «E tu che musica ascolti?». Il mio imbarazzo tradisce la passione per un genere poco noto, sicuramente inusuale: la italo-disco degli anni ’70 e ’80.

«Ho un amico che organizza una serata Italo-disco, qui a New York».

Alla prossima occasione, dico, sappiamo dove darci appuntamento.

Pushed by Martino Carrera

Photo Courtesy ©

ENGLISH TEXT

It’s my last day in New York, there’s a pale sunlight, but the weather is muggy, almost stifling. I am meeting in the neighborhood of Nolita with a girl who has a curious story to tell. While waiting for her I get lost through the hood’s streets and I bump by chance in Elizabeth St Garden, a poetic spot that leaves you speechless and breathtaken. Within the park, located between two buildings, there’s a series of statues and other antiquities, it looks like a botanical garden.

I can see a picket line of activists fighting and gathering signatures so that this magic area can be preserved. It’s a little green area at the heart of a neighborhood that gentrification is destroying, as it also happens elsewhere in the city.

Valentina Blu and I are meeting at Cafè Gitane, this morning I have received a text saying “Do you like middle-eastern cuisine?”, my answer, with no hesitation, was “Yes, I do, then see you at Cafè Gitane”. We Laugh. It seems like we’ve known each other for a very long time.

Valentina is a 26-year-old girl, she moved to the USA in 2011, she came here to follow a dream: to play music, or better to live on music. «Music is my whole life» she keeps repeating this words during our chat while we’re having lunch to a dish of spicy meatballs and yogurt sauce.

In 2009 she entered Dams in Rome but she understood quite early that «[she] needed to live music: to play instruments, to write, to collaborate and to experiment while Dams was largely focused on theoric lessons» and thus she looked for a turning point. And it came. The summer of the following year a friend invites her to join him at Umbria Jazz Festival, where Boston Berklee College of Music sent a group of representatives. With little expectations she applies, gets a scolarship and within few months she leaves Italy and moves to the USA.

She is a strong and focused girl, when leaving for the States she knows where to go, the only  missing thing is the best route to reach that place. From Boston to New York is a short step, again it’s an opportunity Valentina can’t miss. Upon graduating at Berklee College, Weirdo Workshop (an independent label) calls her for a stage in the marketing and production department.

While in Boston and especially during her one year and a half in New York she has the opportunity to get in touch with that kind of music Americans name “world”, but she says «it’s an adjective I don’t like that much, it’s very localist, I tend to refer to it as traditional music» from different places all over the world: flamenco from Andalusia, sounds from the South of Italy and music from Latin America. «Listening to traditional music from other countries has brought me back to an authentic inspiration, based on a deep expressive need, almost a matter of survival» and she continues «songwriting is very cathartic for me; I turn into music what I feel, those things I want to dismiss».

Her music combines «the organic world of percussions with electronic music, within pop music». She knows very well how to define it, «it’s a melting pop» she says, playing with words. There’s no shyness nor arrogance in her words, it’s just the frankness of someone who’s aware of what she’s doing, her goals and everything. Last week Valentina Blu was surprised by an exciting news: she won the John Lennon Songwriting Award under the world-category with the song Another Sky. The same record was awarded at the Independent Music Award last year.

This award, and Valentina’s story as a whole, demonstrates that here, in New York you can feel «a creative freedom that I’ve never experienced anywhere else». Shortly after our meeting Valentina is going back to Brooklyn where she lives with her boyfriend, to hold hammer and spikes to set up the recording studio they are building at home, in Bushwick. She is now working on her first EP release in collaboration with producer and sound designer Fernando Faneyte and she’s getting ready to tour in New York in May and June and in Mexico City in September.

It’s now two hours later. Time does not seem enough.

Why Valentina BLU, I ask?

«it’s all about authenticity, rythm ‘n blues, Klein’s blue, a pigment he struggled to obtain, but it’s also a fun fact. When I was building my website and I was about to buy my online space I googled valentinablue (as americans would write it down), well that domain was already taken by someone else, a pornostar – she laughs – and so I let the E go, and now it’s just Valentina Blu».

Before saying goodbye she asks me curiously “What kind of music do you listen to?”. My hindrance reveals my passion for an uncommon and weird kind of music: italo-disco from the 70s and 80s.

“I have a friend who throws italo-disco parties, here, in New York”. Next time we know where we shall meet.

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