Apre oggi al pubblico la mostra TV 70 Francesco Vezzoli Guarda la RAI, in programma fino al 24 settembre negli spazi di Fondazione Prada, la galleria-museo di Largo Isarco nonchè ambizioso progetto dedicato all’arte contemporanea della coppia Miuccia-Bertelli.
Francesco Vezzoli “è un’artista che ci invidiano in tutto il mondo”, così lo definisce Iva Zanicchi, diva italiana che sostiene l’artista fin dagli esordi e che durante la cena inaugurale della mostra – tenutasi domenica 7 maggio – ha lasciato il pubblico sognante con un private concert degno degli anni in cui calcava il palco di Sanremo. Ad ascoltare la sua performance star del calibro di Milla Jovovich, Susan Sarandon passando per Ilona Staller, Rita Pavone e Ornella Vanoni.
La mostra “è stato un viaggio nel mio passato ma anche nella memoria collettiva di una generazione la cui sensibilità si è formata davanti al televisore”. È un tributo alla RAI che traghettava l’Italia dalla contestazione giovanile del ’68 all’edonismo degli anni ’80. Certamente didascaliche, le istallazioni video permettono al visitatore di immergersi a tutto campo nella cultura di quegli anni. Quando ancora il momento della TV era immancabile e rituale, dipingeva sogni e visualizzava sentimenti di una nazione. Insomma quando Pop significava popolare, nella sua accezione più vera e originaria. Forse anche per questo la mostra non si colora di orpelli e pensiero troppo laterale, come Vezzoli è solito fare. Le immagini raccontano e racchiudono già tutto in sé stesse. Esprimono la forza di un decennio in cui sono nati i grandi autori televisivi da Boncompagni a Corrado Pani, un decennio nel quale cattolici e socialcomunisti si ritrovavano uniti di fronte alle immagini sovversive di Patty Pravo in Stryx.
La mostra catalizza l’attenzione sul ruolo delle donne nella produzione televisiva di quegli anni: Raffaella Carrà, Orietta Berti, Mina. Non stupisce che sia la Fondazione Prada ad ospitare un racconto così fortemente connotato. Per certi versi l’analisi retrospettiva di Vezzoli non è diversa dal dialogo continuo che sulla moda e sul presente Miuccia Prada insiste a proporre.
Domenica pomeriggio, a poche ore dall’apertura della mostra, Prada ha presentato la sua pre-collezione Resort 2018 nelle sale di Fondazione Prada Osservatorio. Inaugurato lo scorso dicembre, questo secondo avamposto milanese della Fondazione, è uno spazio dedicato alla fotografia e sospeso fra le cupole della Galleria Vittorio Emanuele II. Lo studio di architettura OMA/AMO riconfigura questi spazi per il défilé allestendo sedute rosa pallido esaltate dal sole filtrante del pomeriggio. La collezione non può essere strappata a questo scenario: l’architettura modernista delle cupole in ferro è stata fonte di ispirazione per la Signora Prada, se non dal principio, certamente dal momento in cui i suoi abiti hanno iniziato a prendere forma e vivere dentro a quel contesto. La poetica brutale degli spazi dell’Osservatorio deve aver provocato Miuccia Prada.
Prendendosi gioco della femminilità stereotipata e dello sportswear, la collezione Resort 2018 gioca sulle cromie sottili del rosa e dei toni pastello e sulle trasparenze che si disfano di ogni connotazione maliziosa per essere soltanto un’esaltazione del corpo nella maniera più anti convenzionale possibile. Di veramente atletico c’è poco in questa collezione, a ben guardare: balzano all’occhio i cristalli, le piume, gli orli sagomati e i conigli saltellanti immaginati da James Jean, artista e disegnatore che ha infuso di fantasticheria gli abiti. É la formula che Miuccia ci ripropone ogni volta. Insinuare dubbi, lasciare campo al pensiero laterale, mostrare un abito per raccontare qualcos’altro, parlare il linguaggio POPolare ma risultare sovversiva.
Pushed by Martino Carrera