Fine Maggio, il clima a Milano è incerto, un messaggio su WhatsApp e un paio di e-mails mi catapultano in tutt’altro scenario, a fare “un giro di padella” con il team di #GallipoliSocial. Un’esperienza unica, pensata dal Comune Ionico insieme alla Regione Puglia e volta a valorizzare il territorio, per far conoscere una realtà – troppo spesso associata al turismo di massa e per questo snaturata – che ha molto da offrire.
Gallipoli più che una padella (analogia che deriva dalla morfologia del territorio), è una perla dello Ionio bagnata dal mare della cultura, della storia, del divertimento; una perla che ha origine in un angolo di Salento benedetto dalla natura, ma che indubbiamente è valorizzata dall’interesse dei gallipolini per la cura e la sostenibilità del proprio territorio. Questa iniziativa vuole presentare questa terra sotto una nuova veste: irradiata dal sole accecante di inizio estate, invasa dai profumi intensi della macchia mediterranea, dei papaveri rossi e degli uliveti. Nei volti dei suoi abitanti leggiamo le storie di una tradizione popolare autentica e antica.
Il nostro viaggio alla scoperta delle bellezze di Gallipoli parte della chiesa di Santa Maria della Purità, un esempio di barocco della metà del XXVII secolo voluta dalla confraternita degli scaricatori di porto. Un esempio di solenne maestosità che sottolinea la tradizione artistica del Sud Italia ricco com’è di affreschi e opere di pregio. I gallipolini fanno di questa chiesa un vanto, portano la madonna della Misericordia detta Desolata in processione il Sabato Santo.
A pochi chilometri dal centro di Gallipoli, precisamente a Nardó, un altro esempio di architettura religiosa motivo di vanto per i Salentini è la chiesa di Santa Teresa, con il suo annesso convento di clausura carmelitano; il barocco diventa iperbole e lo stile rococò la fa da padrone.
#GallipoliSocial è stata l’occasione per scoprire anche il Museo Civico della cittadina, la Sala della Collezione Coppola è un esempio di quanto arte e bellezza siano state capaci di permeare questo territorio ed entrare nelle sue radici. La collezione, composta per lo più da tele del medico e pittore Giovanni Andrea Coppola donate al museo civico negli anni ’80, è un esempio lampante dell’attenzione dei gallipolini per le eccellenze del territorio. È una piccola pinacoteca che non potete perdere.
Scoprire il centro storico di Gallipoli, parlare con i suoi abitanti, intravedere nei loro occhi e scoprire dai loro racconti la bellezza autentica di questo angolo di terra è un privilegio che l’associazione Amar, partner di #GallipoliSocial blog tour ci ha permesso. Il presidente di Amar, Eugenio Chetta, è il portavoce di un gruppo di giovani gallipolini che attraverso la memoria degli anziani hanno saputo scoprire la voglia di valorizzare la loro terra. È un’esperienza che altrimenti non avrebbe avuto lo stesso impatto.
Gallipoli è soprattutto mare cristallino macchiato dal verde delle pinete tutt’intorno. La Baia di Porto Selvaggio – alla quale si accede attraversando il Parco Naturale omonimo, da Santa Caterina fino al mare immersi nella macchia mediterranea – è tra le spiagge più suggestive della zona: frastagliata, scoscesa, come un respiro a pieni polmoni dopo la fatica della camminata.
La vegetazione lussureggiante della macchia si staglia lungo la costa in lontananza; questa la vista dalla landa brulla dell’Isola di Sant’Andrea, uno scenario atipico e affascinante. Legambiente ci ha portato in visita all’isola a bordo della paranza, una tipica imbarcazione per la pesca a strascico, ben più famosa per aver dato il nome ad un piatto di frittura di pesce che è tipico di queste zone.
La cultura enogastronomica – non a caso – è parte fondamentale dell’orgoglio gallipolino, la Cantina Coppola è un’azienda vinicola che opera sul territorio dal 1489 e ha deciso da qualche tempo di aprirsi ai visitatori perchè possano esplorare, degustare, osservare i prodotti e la loro produzione; la cucina racconta moltissimo delle tradizioni e del carattere di un popolo e così anche la produzione locale.
Un’altra storia di successo è quella di InMare di Aldo Reho. «Accarezzavamo il sogno di allevare pesce nelle acque del mare salentino sin da quando eravamo al liceo», spiega Aldo che insieme ai suoi fratelli ha dato vita a questa azienda di Acquacoltura nel 2005 a Torre Suda. Non è solo una storia di successo, ma anche di innovazione in una terra dove di progresso c’è tremendamente bisogno.
Il racconto di questi giovani imprenditori è illuminato dalla speranza di poter davvero valorizzare Gallipoli e il Salento, lo si legge nei loro occhi ed anche in quelli degli abitanti più anziani. Rientrati a Gallipoli e poco prima di un emozionante concerto di Antonio Castrignanò, alfiere della riscoperta della musica popolare salentina, voce e tamburo di una pizzica moderna, che riabilita la musica del passato traghettandola nel presente, abbiamo tempo di perderci tra le vie del centro storico, per un’ultima immersione nella vita del posto.
Osservare gli artigiani che sull’uscio delle loro botteghe tessono le nasse di giunco, reinventano gli antichi attrezzi da pesca è un’esperienza che ci impone di abbandonare riferimenti spazio-temporali troppo certi.
#GallipoliSocial blog tour ci ha permesso di scoprire Gallipoli come non l’avevamo mai immaginata. Terra, mare, cielo, vegetazione ma soprattutto storie, persone, profumi, appartenenza.
Pushed by Pietro Pappalardo feat. Martino Carrera
Pictures by PIETRO PAPPALARDO
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