Forse i fan, che ormai lo seguono attentamente, e anche gli addetti ai lavori mi perdoneranno se arrivo con un ritardo di oltre un anno ma c’è voluta un’estate su un isola del mediterraneo e una tv sempre accesa su un canale musicale per invaghirmi di questo artista di 22 anni cresciuto a country, Texas e hip hop.
Post Malone, Austin Post all’anagrafe, classe ‘95, è stato sicuramente la scoperta musicale del 2016. Il singolo di debutto “White Iverson” è uscito addirittura nell’estate 2015 e con il suo flow hip hop malinconico con influenze electro ha fatto registrare milioni di visualizzazioni su YouTube, applausi dalla critica e un tour a giro per il mondo come artista d’apertura per Justin Bieber.
L’album in studio “Stoney” è uscito a dicembre 2016 ed è davvero uno dei prodotti più interessanti in circolazione, considerando che arriva da un artista giovane, con un’ottima vocalità (non si parla solo di rappare anzi, la sua cover in tempi non sospetti di “Don’t think twice it’s all right” di Dylan è da brividi) con una grande cultura musicale che spazia dai Nirvana appunto Bob Dylan, che suona la chitarra e altri strumenti fin da bambino.
Nato a Syracuse nello stato di New York, si è trasferito a Dallas quando era piccolo e le influenze country si sentono, soprattutto in brani come “Go Flex”.
Tra gli ospiti dell’album troviamo Pharrell Williams, un Justin Bieber in gran spolvero, Quavo e Kehlani.
Se alcuni testi e sonorità non vanno troppo in profondità rimanendo legati ad un mondo fatto di giri in macchina e cannette con gli amici, collane d’oro e problemi con la tipa di turno, altri invece indagano l’Austin adolescente, il suo rapporto con il mondo e con l’ambiente dove è cresciuto.
La vocalità di Post Malone si sente maggiormente nei brani “I fall apart”, che si mescola molto al pop e all’elettronica, in “Up There” che vira meravigliosamente verso il genere R’n’b e in “Yours Truly, Austin Post”, parte finale dell’album dove esce la parte più seriosa e dal sound più maturo.
Un lavoro che ha davvero qualcosa di nuovo da dire, un mix di generi che raramente si era sentito combinato in modo cosi fluido.
Come ha dichiarato lui stesso: «sto solo provando a fare la musica che mi piace e a divertirmi» ed è questo quello che si percepisce vedendo e partecipando ad un suo live: dietro alle collane e ai denti d’oro – un gioco, indossato solo per qualche tempo – c’è un ragazzo del sud che canta sorridente la musica che ha sempre sognato di realizzare.
Pushed by Luisa Lenzi