“Ti ricordi che nebbia, ci ha seppellito una settimana”/”Comincia a ridere! Mi faccio un giro in giostra vieni fatti un giro anche tu!” potrei andare avanti ore cantando il nuovo album di Cosmo, passando da una strofa all’altra, ballando su un brano dancefloor all’altro.
Ma andiamo con ordine e per chi non conoscesse l’artista di cui sto parlando, Cosmo all’anagrafe Marco Jacopo Bianchi da Torino, è l’ex cantante dei Drink To Me (interessante gruppo funk-pop di qualche anno fa) e dal 2013 portabandiera della nuova frontiera del cantautorato italiano con l’album solista d’esordio Disordine, probabilmente il suo miglior lavoro dal punto di vista della composizione dei testi.
La storia recente è formata da altri due lavori: nel 2016 esce L’Ultima Festa un fulmine a ciel sereno, una serie di brani da cantare a squarcia gola che arrivano dritti al cuore. Si parla ancora di artista indie, underground, i suoi fan sono felici di non sentirlo trasmettere sulle onde di Radio DJ (anche se ci arriverà gradualmente con la canzone che da’ il titolo all’album). Lui è insicuro, si espone a giuste dosi e va avanti a creare, a comporre.
Passano due anni e oggi siamo ad ascoltare la nuova fatica di Bianchi: Cosmotronic, un album dalle sonorità più electro-pop, a tratti techno, con meno synth e richiami musicali agli anni ’90. Tanti bassi che spiazzano, ritornelli tormentoni (vedi Turbo) e pezzi più simili ai lavori precedenti con una forte componente di malinconia come Sei la mia città.
Bianchi con Cosmotronic ci porta direttamente nel mondo del suo alter ego, un universo sballato e spesso fuori di testa, una trottola che gira su una scrittura autobiografica in cui è facile riconoscersi e magari affezionarsi, così come alla volontà e capacità di Cosmo di mettersi a nudo nei suoi dischi.
Cosmo continua a farci ballare, forse facendoci pensare meno, tra sonorità innovative, testi coerenti e tenendosi ben lontano dallo sventolare la bandiera di vessillo indie, portavoce di un movimento alla Calcutta-mania. C’è solo da farsi trasportare; alla fine Marco la butta sulla simpatia: “mi faccio un giro in giostra vieni fatti un giro anche tu!”
Pushed by Luisa Lenzi