Tom Ford
“When the world zigs, zag”
Così recita una vecchia campagna Levi’s degli anni ’80. Puntare sulla creatività e su una formula di business intelligente sembra essere la via maestra per il successo.
La settimana della moda di New York per la p/e 2017 sì è conclusa raccontandoci di come un nuovo corso sia possibile.
Tom Ford, da poco rientrato dal Festival del Cinema di Venezia dove ha incontrato il plauso per il suo nuovo film Nocturnal Animals, manda in scena – primo degli ultimi – la sua proposta per l’a/i 2016, immediatamente disponibile per l’acquisto presso alcune selezionate boutique.
La silhouette allungata, i virtuosismi couture anni ’40, il gusto raffinato e sfrontato per l’opulenza evocano una dama da pellicola noir: cinematografica.
Tommy Hilfiger
Altra storia per TommyXGigi, una capsule collection risultato della collaborazione con la modella Gigi Hadid. Una collezione composita che potrebbe fare strada da sola benché pensata per integrare la proposta per l’a/i 2016.
Il ritmo è quello scanzonato di sempre: giovinezza e spensieratezza gli insistenti attributi del suo fare moda all’americana. La formula resta coerente ed anzi l’eco dei ’90, le maglie a traccia, le mostrine sulle giacche e le calze parigine ci raccontano un approccio più pragmatico del solito. Questi capi sono desiderabili, indossabili. Acquistabili da subito. Quando il marketing incontra il business: #TommyNow
Ralph Lauren
Lo stesso succede da Ralph Lauren dove la collezione già andata in scena a febbraio per l’a/i 2016 si arricchisce di nuovi capi ready-to-buy. Gli stilemi cari al designer sono tutti presenti: il moderno approccio alla cultura western stride con l’eleganza sofisticata Art déco in un dialogo impossibile che non è altro che la quintessenza del marchio. La presentazione volge al termine, le porte della boutique a Madison Avenue si aprono. Runway-to-buy.
Alexander Wang
Una parata di capi total black chiude la sfilata di Alexander Wang. Frutto di una partnership con Adidas Originals, disponibile da subito presso pop-up shops disseminati in città. I capi, disegnati per “sovvertire le regole del branding” (l’iconico trifoglio è capovolto), sono dissonanti eppure coerenti con la collezione principale, per la quale invece dovremo attendere la prossima primavera. Ciò a dimostrazione di quanto Wang conosca la gioventù che popola le strade di New York e quindi del mondo: eterogenea, iperconnessa, atletica, iperattiva. La collezione è un clash ridondante di tutti questi attributi.
Oscar de la Renta
L’approccio see-now-buy-now che New York sembra aver abbracciato con entusiasmo non è tutto. Oscar de la Renta e Diane Von Furstenberg hanno dato prova di voler investire sulla creatività seguendo una strada tutta diversa.
Fernando Garcia e Laura Kim freschi di incarico a direttori creativi di Oscar de la Renta segnano una svolta per il brand. Rievocano le radici Dominicane del designer più che gli archivi della maison infondendo di femminilità gentile le loro creazioni. I sandali bassi, il pizzo sangallo, la predominanza del bianco rendono una versione attuale della donna de la Renta.
Diane Von Furstenberg, mito newyorkese dagli anni 70, lascia la direzione creativa del suo marchio nelle mani di un ragazzo prodigio della moda londinese. Nato in Scozia, Jonathan Saunders ha incontrato il favore della stampa per la sua sensibilità con stampe, colori e maglieria prima di decidere, qualche stagione fa, di abbandonare il campo. Rientrato in gioco al timone di DVF, per la p/e 2017 orchestra un dialogo tra passato e presente assestato alla perfezione. Il famoso wrap-dress è ancora presente e anzi sembra aver ritrovato vigore e appeal nelle mani di Saunders.
Diane Von Furstenberg
Michael Kors
Non cambiano le poltrone, ma da Michael Kors già da qualche stagione stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione. La collezione per la p/e 2017 è una iniezione straripante di ottimismo, una dichiarazione d’amore. Le parole di Judy Garland risuonano nello spazio destinato allo show incalzando l’incedere sicuro e gioioso delle modelle avvolte in abiti floreali, la vita strizzata da cinture. Il marchio sembra puntare finalmente sulla creatività che si vende.
Marc Jacobs
Il vero gigante dell’azzardo è Marc Jacobs. Bulbi di luci sospesi e l’ossessiva riproduzione di Born Slippy degli Underworld incorniciano questa prova magistrale in cui il cut&paste di riferimenti alle controculture giovanili degli anni ’90 fanno letteralmente a botte con la rievocazione dei ’70. Il risultato è una lolita vagamente jap che sembra aver preso a prestito i dreadlocks dalla cultura cyberpunk, le scarpe dal Bowie di Ziggy Stardust e sicuramente il sentimento di appartenenza dalle tribù di giovani e giovanissimi che invadono le strade di una megalopoli qualunque. Gioia psichedelica.
Pushed by Martino Carrera