Il 22 e 23 Ottobre 2016 #TspMag ha partecipato al Beach Goth Festival
C’è stato molto buzz attorno a questa edizione del Beach Goth, un piccolo festival nato 5 anni fa da un’idea dei The Growlers, una band composta da 5 simpatici e pazzi ragazzi che con il loro garage rock hanno conquistato tutta la California e non solo.
Nel famoso Observatory di Santa Ana, a sud di Los Angeles, quattro palchi e due giorni di festival che prevedevano nomi come James Blake, Bon Iver, Patti Smith, Nicolas Jaar, Justice e Grimes.
Non avevo idea di come questo festival si sarebbe presentato ai miei occhi. A primo impatto lo descriverei stravagante: nessuna fashion victim pronta a postare sui social il proprio outfit da concerto, bensì tantissimi zombie, clown, bambole assassine, personaggi dei cartoon ed altre assurde maschere. Siamo al Beach Goth, durante il Gothic Weekend ed Halloween è vicino. Nessuna bella statuina è ammessa!
Il primo giorno è iniziato sotto il sole californiano, in una sorta di parata di Halloween in cui ragazzi di ogni età correvano da un palco all’altro per non perdere la performance dei propri artisti preferiti.
Albert Hammond JR
Il mio festival l’ha aperto l’esibizione di Albert Hammond JR nel primo pomeriggio. L’ex Strokes mi ha riportato alla mia adolescenza quando sognavo di andare a vedere un loro concerto. L’influenza degli Strokes è molto evidente nella musica di Albert. Credo che sia stata anche la prima volta nella mia vita in cui ho visto più di tre persone fare crowd surfing durante un live di 30 minuti.
Dopo Albert Hammond Jr si esibiscono i Violent Femmes sullo stesso palco e il crowd surfing selvaggio continua, ma è tempo di scappare al Dome Stage dove si stanno per esibire le TLC. Credo sia stato in questo momento che ho capito che qualcosa non andava a livello organizzativo, dato che i passaggi erano completamente bloccati e non c’era possibilità per noi fotografi dell’evento di raggiungere il palco.
Le TLC sono quel classico gruppo di cui conosci le canzoni ma non ricordi il nome. Non avrei mai pensato di cantare e ballare in un festival in California No Scrubs, una di quelle canzoni che ho cantato milioni di volte dopo averla sentita su MTV. A saperlo prima, avrei sicuramente buttato un occhio al testo: è imbarazzante essere l’unica ad inventare le parole in mezzo ad un mare di gente che canta in maniera sincronizzata!
Patti Smith
E’ impossibile però vedere per intero l’esibizione degli artisti in programma, perché arriva sempre il momento di correre all’altro palco. Per quanto le TLC mi abbiano fatto rivivere il meglio dei miei primi anni 2000, non posso perdermi Patti Smith sull’RX STAGE per nessuna ragione al mondo. Arrivo ben presto per la sua esibizione ma quasi troppo tardi per fotografarla. Ma questo m’importa poco: ho Patti Smith di fronte a me, la Sacerdotessa per eccellenza del rock, 69 anni di donna con una forza e un carisma eccezionale. 45 minuti di brividi e applausi.
Tornata tra la folla dopo Patti Smith, ho avuto come la sensazione che il pubblico al Beach Goth si fosse moltiplicato: andare da un palco all’altro diventa più difficile del solito e ho dovuto conquistare un piccolo angolino alla destra del Dome Stage per non perdermi James Blake.
Le due ore d’attesa nel piccolo angolo ne sono valse la pena: riesco ad ottenere il mio posticino nell’affollata area fotografi ed aspetto che il concerto inizi. Già dall’arrivo di James sul palco percepisco il trasporto verso un’altra dimensione: le migliaia di persone presenti non esistono più, nessun urlo, nessun applauso, solo James Blake e la sua band. Sono pochi gli artisti che riescono a portare la concentrazione di migliaia di persone in ogni loro singola nota, e James è uno di questi.
James Blake
Il festival sta per terminare. E’ il turno di Bon Iver, ma la gente è troppa, sono lontana e l’audio non è dei migliori. Ma lui è bravissimo e arriva comunque al cuore delle persone. Finisce così il primo giorno di Beach Goth.
Il secondo giorno del festival si preannunciava come un ballo continuo data la line-up prevalentemente dance. L’unica danza che andava fatta, invece, era quella contro la pioggia.
Uno dei primi artisti a far scatenare la folla è stato Gucci Mane che ha trovato nel bel mezzo del suo show i primi segni di una pioggia violenta. Non immaginavo che in California potesse piovere così tanto, dal momento che molti Californiani non posseggono neanche un ombrello in casa. Gucci finisce il suo show ma la pioggia non smette, è in continuo aumento, ed io mi preparo ad andare sotto al palco a fotografare Devendra Banhart, uno degli artisti più in gamba, a mio avviso, dell’ultimo decennio. Devendra è una di quelle persone di cui è possibile vedere l’anima buona. Nonostante la pioggia torrenziale, lui e i suoi musicisti non fermano l’esibizione nel momento più faticoso del festival, presentando al pubblico i brani del nuovo album Ape In Pink Marble, uscito lo scorso settembre, e alcune vecchie canzoni, mentre la gente scappa per mettersi al riparo. Ma ripari non ce ne sono, a parte la sala interna dell’Osservatorio, dove si sta esibendo qualche altro artista, e che si presta da lì a poco a diventare un vero inferno. A metà dell’esibizione di Devendra, completamente zuppa e vicina alla broncopolmonite, decido di rifugiarmi nella V.I.P area dove in realtà non c’era nessun comfort o riparo.
Devendra Banhart
Decido allora di rifugiarmi nel backstage: i palchi sono vuoti, la gente corre nell’osservatorio, si assiste a risse accennate ed evitate con un sorriso reciproco dalle parti coinvolte, qualcuno decide anche di fare una nuotata nell’enorme pozzanghera creatasi tra l’ingresso e i due palchi.
Il backstage pullula di artisti e addetti ai lavori e, a parte un unico capannone, non c’è scampo alla pioggia, ma sono comunque lontana da ciò che si sta consumando al di fuori. Si sparge la voce che i programmi sono cambiati, che i palchi esterni sono inutilizzabili e che alcune performance devono essere tagliate, altre invece non possono essere svolte (come quella di Grimes, una delle ospiti più attese di questo festival e che avrei sicuramente voluto vedere live).
Nessun avviso ufficiale però, quindi non ho davvero idea di cosa stia succedendo fuori. Finché qualcuno urla che i The Drums si sarebbero esibiti all’interno dell’osservatorio a breve, quindi mi preparo ad assistere alla performance.
The Drums mi ricordano i miei 18 anni quando, al loro debutto, ho recensito il loro album per una webzine con cui collaboravo. Non mi hanno mai fatto impazzire, ma devo ammettere che dal vivo sono molto bravi e soprattutto molto amati dal pubblico di giovani ragazzi e ragazze intenti a scatenarsi dalla prima all’ultima nota e a cantare insieme a Jonny Pierce. Devo essermi persa qualcosa in tutti questi anni!
The Drums
Dopo i The Drums, da programma, mi preparo per la performance che aspettavo più di tutte: Nicolas Jaar. Non riesco a capire bene su quale palco suonerà dato che i palchi esterni non sono ancora agibili. Chiedo ai bodyguard e mi dicono che la performance è saltata! Quando succedono queste cose, purtroppo, si perde la magia dei piccoli e grandi eventi. Essere sbattuti da una parte all’altra senza sapere effettivamente cosa stia succedendo, dopo aver preso addosso tutta la pioggia che la California non vedeva da chissà quanto tempo, la stanchezza inizia a farsi sentire. Fortunatamente però sono un’amante della musica quindi, di fronte alla performance dei Future Island, ritrovo la serenità anche sotto la pioggia. Ma di Nicolas Jaar ancora nessuna traccia, inizio a pensare che anche lui, come Grimes, abbia annullato lo show. Il festival è quasi al termine e io ho solo visto la performance di 4 artisti! Inizio a non seguire più il programma che avevo preparato, perché tanto le esibizioni sono state tutte cambiate, le comunicazioni ufficiali non arrivano, e lascio tutto al caso e al caos.
Non piove più, sono le 21 ed è il turno dei The Growlers, i creatori del Beach Goth. Devo dire che non li conoscevo, ma parlando con la gente presente al festival, sono molto amati. E la gente ha ragione: i The Growlers sono semplicemente bravissimi. Sono davvero loro gli idoli della folla. Molte persone hanno partecipato al festival solo per loro. Ciò che ho visto durante la loro esibizione è stata l’unione di una grande famiglia. E uno show davvero bello!
Il Beach Goth sta per giungere al termine, i Justice si preparano per esibirsi sul Dome Stage, la folla è in delirio ed è impossibile raggiungere il palco anche questa volta. Mi ritrovo, quindi, a guardare il sipario calare sul festival da lontano, non capacitandomi che tutto stia per finire, e che ancora non ho ben idea di che fine abbia fatto l’esibizione di Nicolas Jaar.
Pushed by Luana Fanelli
Thanks to ObservatoryOC for hosting #TspMag to #BeachGoth2016