La saga del menswear per la p/e 2018 si conclude con la tappa Parigina. La PMFW ha insistito sul connubio tra sportswear e couture, celebrando il know-how e la sartorialità delle case di moda e ugualmente parlando con successo ai nuovi consumatori, proiettati nel ‘(play)field’ delle grandi città.
In apertura Demna Gvasalia ha invitato il pubblico al Bois de Boulogne per una gita off-duty nel parco firmata Balenciaga. L’esperienza è straniante perchè più che mandare in scena uno show, il designer ha raccontato uno scorcio di vita che appare risulta quotidiano e reale. Scendono così lungo l’allea del parco veri ritratti di famiglia con tanto di figlioli al seguito e mountain bike brandizzate Balenciaga (disponibili appena dopo lo show da Colette, il multi brand store di Rue du Faubourg Saint-Honoré). La collezione si sposta dall’indagine sulla forma che Gvasalia ha proposto nelle sue prime collezioni per il marchio, ad un guardaroba dove la banalità del normcore viene elevata a codice di stile contemporaneo. Balenciaga accosta la boxy shirt dalle stampe retro-hawaiane al blazer dalle proporzioni sbagliate uscito dalla soffitta, i pantaloni che sono una sovrapposizione di pelle, tessuto e denim. In chiusura campeggiano su alcune felpe e t-shirts e overcoat plastificati gli slogan ‘europa!’ e ‘The Power of Dreams’ come segno di speranza che i padri augurano ai figli. Tutto questo normcore e qualunquismo sono couture e nonostante questa estetica sia sempre più autoreferenziale continua a muovere la riflessione.
Un approccio non molto diverso ha ispirato Pierpaolo Piccioli per Valentino. Per la p/e 2018 la collezione parla di sportswear dall’attitudine rétro che abbia però una connotazione couture, nella scelta dei materiali, delle occasioni d’uso e delle silouhette. È questo scontro tra mondi apparentemente distanti che Piccioli ha pensato come l’unica sinergia possibile per parlare ai propri consumatori: «Dello sport c’è il dinamismo e la forza della collettività. In questa era digitale in cui a vincere sembra essere il collettivo uniformato, mi piaceva l’idea di sottolineare l’identità del singolo.» Identità che passa attraverso la ricerca sui tessuti che hanno un gusto spiccatamente sartoriale, l’utilizzo di ricami berberi su cravatte in seta, o attraverso le varie declinazioni della nuova sneakers – un ibrido tra un chukka boot e una scarpa ginnica – oppure ancora attraverso il nuovo logo della maison, l’acronimo VLNT introdotto per caso, come rivela Piccioli sottolineando che «i ragazzi giovani dell’ufficio mi hanno aiutato nel costruirne uno nuovo, meno sfacciato.» Il consumatore che storicamente si rivolge alla Maison conosce l’heritage e il savoir faire, quello che Piccioli ha voluto fare con questa collezione per la p/e 2018 è stato traghettare l’uomo Valentino in una dimensione inusuale, e couture.
70 anni dalla fondazione della House of Christian Dior, 10 anni da quando Kris Van Assche ha raccolto le redini di Hedi Slimane alla guida di Dior Homme. Due ottime ragioni per ripensare a questo brand con spirito celebrativo. Esattamente come altrove, anche da Dior Homme il dialogo è tra sartorialità e sportswear. Van Assche ha pensato a giovani street-kids che si appropriano dell’abito sartoriale. Il risultato funziona – ancor più che altrove – perché propone una crasi fra due mondi autentici. Lo sono perché traggono la loro ragion d’essere dalla storia di Monsieur Dior da una parte e da quella di Van Assche dall’altra che, dopo aver chiuso la sua linea omonima, trova in Dior Homme lo spazio per fare quello che gli appartiene per formazione e DNA: parlare di moda “performante”. Il risultato è proporzionato e vincente, il classico abito maschile proposto con la giacca smanicata e il pantalone dai volumi morbidi – come vogliono i trend per la p/e 2018 – accostato alla felpa sono una lettura insieme banale e originale. La celebrazione dell’Atelier, il cui indirizzo è riportato su top, camicie e sciarpe da abito, assume un carattere fresco e per nulla nostalgico. Dimostra cioè quanto si possa parlare di tradizione restando ancorati al presente e proiettati verso il futuro.
Pushed by Martino Carrera