Principessa, icona fashion, donna impegnata nel sociale e adorata dalle folle. A vent’anni dalla tragica scomparsa, la mostra “Diana. Uno spirito libero”, alla Reggia di Venaria (TO) fino al 28 gennaio 2018, racconta perché, nel 2017, Diana è ancora una figura così vividamente impressa nell’immaginario collettivo. Ne abbiamo parlato con Giulia Zandonadi, scrittrice, critica letteraria e storica dell’arte, curatrice dell’esposizione assieme al creativo e docente di fashion design Fabrizio Modina.
TheStylePusher – Come è nato questo progetto?
Giulia Zandonadi – Lo spunto è stato il ventesimo anniversario della morte di Diana. Io e Fabrizio Modina abbiamo deciso di raccontare una Lady D a 360 gradi, non solo come personaggio pubblico, dunque, ma anche e soprattutto come icona femminile. Ci piaceva l’idea di una mostra che parlasse della sua forza di rinascere dopo il divorzio, di cambiare radicalmente e diventare la versione più autentica di sé stessa. Uno «spirito libero», insomma, quale lei stessa si definiva.
TheStylePusher – Entriamo più nel dettaglio. Come si sviluppa la mostra?
Giulia Zandonadi – Abbiamo scelto un ordine cronologico particolare. All’ingresso si viene accolti da una cascata di rose bianche che pendono dal soffitto: è un riferimento alla canzone Candle in the wind – Goodbye England Rose – composta originariamente per Marilyn Monroe – che Elthon John suonò ai funerali della principessa, nel ‘97.
Si inizia così dalla prematura morte di Lady D, per poi ripercorrerne la vita. Ci piaceva, in questo modo, l’idea di comunicare un senso di “rinascita”. Dopo le foto in bianco e nero di Diana bambina, si procede con la narrazione per immagini dei momenti salienti della sua vita: il matrimonio reale, con tutte le curiosità sul vestito, la prima uscita pubblica a fianco di Carlo (in cui indossò un abito “sbagliato” e fu soprannominata “L’audace D”), la nascita degli amatissimi figli. L’allestimento di questa prima parte è molto classico, conforme a uno stile “british” fatto di tappezzerie e cornici dorate. Diana è ancora “succube” dell’etichetta, di un mondo che, per quanto dorato, le sta stretto.
Giulia Zandonadi – La seconda sala, invece, si apre con un suo ritratto infranto: il sogno si è rotto. Le difficoltà con Carlo hanno portato al divorzio e l’ideale della principessa perfetta si è dissolto per sempre. Questa però non è la fine, ma solo l’inizio del vero mito di Diana Spencer. È il momento in cui Diana si riappropria totalmente della sua vita, sviluppando appieno i suoi interessi umanitari, stringendo legami con figure del calibro di Madre Teresa di Calcutta e Mandela, dedicandosi a malati e deboli. Ma non solo. Quella del post divorzio è anche una Diana più fashion, più rock: abbiamo riprodotto su grandi tele i suoi outfit più belli e alcuni scatti rubati, dove è ritratta in alcune delle sue espressioni più particolari.
TheStylePusher – All’interno della vita di Diana ebbe grande importanza la musica. Un elemento che ritroviamo nell’esposizione.
Giulia Zandonadi – Lady D amava la musica, un amore corrisposto. Abbiamo allestito un angolo dedicato agli incontri che la principessa ha avuto con star come Elton John, Pavarotti, i Duran Duran, George Micheal, oltre a un piccolo spazio con alcune testimonianze del concerto commemorativo organizzato nel 2007 a Wembley, dai figli.
TheStylePusher – Da curatrice, cosa hai scoperto su Diana, che magari non sapevi e che più ti ha affascinata?
Giulia Zandonadi – Ho trovato intrigante il lato più rock e inquieto della sua personalità. Era una donna di carattere, dalle forti convinzioni. E anche una tipa che sapeva divertirsi: una che, per passare una serata diversa – uscì assieme a Freddie Mercury…vestita da uomo -.
TheStylePusher – Perché, secondo te, nel 2017 Diana è ancora un simbolo che continua ad affascinare?
Giulia Zandonadi – Diana ha rappresentato un elemento di rottura degli schemi, sia a corte che nella vita. Non ha avuto timore di mostrarsi al pubblico con tutte le sue fragilità e i suoi difetti, risultando sempre autentica. La mostra si chiude con una parete in cui chiediamo al visitatore di scrivere il suo sogno di libertà: attraverso la breve, ma intensa vita di Diana. Ci piacerebbe infatti che il pubblico riflettesse su quello che cerca davvero nella vita, ispirandolo – nel nostro piccolo – a inseguire i propri sogni, senza rimpianti.
Pushed by Gloria Presotto